Un rinoceronte a Roatto e uno a Dusino San Michele, mastodonti a Villafranca, San Paolo Solbrito e alle porte di Asti, una macaca, resti di mammut e bisonte: rapida (e non completa) galleria di ciò che il Villafranchiano ha lasciato nell’Astigiano, ma che l’Astigiano ha perduto.
Nessun grande vertebrato ritrovato qui, tra l’Ottocento e il Novecento, è esposto sul nostro territorio, gli scheletri, per gran parte completi e ben conservati, dopo la scoperta sono stati messi in protezione e trasferiti altrove: da tempo i mastodonti (Anancus arvernensis) di Villafranca e San Paolo Solbrito e i rinoceronti (Stephanorhinus jeanvireti) di Dusino e Roatto sono al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino che resta chiuso al pubblico.
Ciò che rimane nell’Astigiano di un periodo geologico importante (da 3,4 milioni a circa 1,2 milioni di anni fa), denominato dagli esperti Villafranchiano per le significative scoperte paleontologiche avvenute nella zona di Villafranca, sono una parte della mandibola con due molari di mastodonte, conservati nella Sala del Consiglio Comunale di San Paolo Solbrito, e alcuni resti racchiusi in una delle vetrine del Museo Paleontologico di Asti che raccontano il Pliocene: una costa di rinoceronte, il palato con mascella e molari anteriori di un mastodonte, tibia e fibula di un altro esemplare, foglie fossilizzate che documentano quali alberi vivevano nel Villafranchiano e che sono giunti fino a noi: ontano, salice, liquidambar.
Nessuno dei 145 reperti fossili arrivati da Torino ad Asti, nel 2019, appartiene al Villafranchiano, quando mastodonti e rinoceronti vivevano nelle terre emerse dal Mare Padano insieme a ghepardi, tigri, elefanti, orsi, bisonti, mammut.