Mostra Sergio Ardissone – Testimoni, un mondo che scompare


Mostra Sergio Ardissone – Testimoni, un mondo che scompare

Per oltre 30 anni Sergio Ardissone, fotografo e giornalista, autore di libri e reportages, ha percorso le strade del mondo, alla ricerca di popoli, di tradizioni, di culture, di emozioni. Con lui la fidata reflex che lo ha accompagnato lungo i sentieri himalayani, i ghiacci dell’Artico, le antiche carovaniere asiatiche,gli infuocati deserti africani: un “clic” dopo l’altro ad impressionare chilometri di pellicola.
Oggi quegli scatti rimangono a testimoniare l’esistenza di un mondo che già a distanza di trent’anni si è trasformato inesorabilmente, talvolta a causa di conflitti che ne hanno modificato la geografia, molte volte a causa del trascorrere del tempo che, poco a poco, cancella l’esistenza del passato.
Ardissone ha quindi deciso di esporre parte di quelle immagini nella mostra fotografica che ha intitolato “TESTIMONI – Un mondo che scompare”.
Volti senza nome, appartenenti a popoli misteriosi quali Inuit, Kirghisi, Rabari, Apatani, Miju Mishmi, El Molo, Turkana, Borana, Mursi, Karo, Hammer, Dassanech­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­, che evocano storie di vita autentiche e suggestive,luoghi dove il tempo pare essersi fermato, immagini scattate alla ricerca dell’anima più profonda, di culti millenari e di consuetudini perfezionatesi per vivere e sopravvivere in terre per lo più isolate ed inospitali.
La mostra sarà installata nell’affascinante ambiente dell’ex Chiesa del Gesù facente parte del complesso del Palazzo del Michelerio, un luogo particolarmente intimo e prezioso dal punto di vista storico ed artistico, quale miglior cornice per le preziose ed inconsuete immagini che vi saranno ospitate.
Il percorso espositivo presenta una serie di immagini raccolte da Ardissone lungo la Via della Seta, nel sud-est asiatico, in Tibet e Nepal, in India, in Etiopia e Kenia, nell’Artico canadese.

 

SERGIO ARDISSONE
TESTIMONI
Un mondo che scompare

26 aprile – 17 giugno 2018
Asti – ex Chiesa del Gesù
Palazzo del Michelerio
Corso Alfieri 381

ORARI
Martedì – Venerdì: 15-19
Sabato, Domenica e Festivi: 10-13; 15-19
Lunedì chiuso

INGRESSO LIBERO

Per informazioni:  Marchia – Libreria Mondadori Tel.0141-593783

In attesa della mostra

Era il 1990, in un luminoso mattino di agosto stavo attraversando un villaggio Kirghiso sugli elevati altopiani del Pamir cinese. Improvvisamente, una piccola bimba vestita di rosso con una bambolina in mano fece capolino per un attimo dalla porta della sua “yurta”, curiosa come tutti i bambini del mondo, e mi concesse solo questo scatto prima di rientrare impaurita.

Bambina Kirghisa – Xinkiang (CINA), 1990

Il cratere vulcanico di El Sod è un catino infuocato all’interno del quale la laguna salata appare come una macchia nera tra il verde della vegetazione circostante. Gli uomini Borana, quasi nudi, vi si immergono a ripetizione per estrarvi, con lunghe pertiche, il salgemma dal fondo. Il salino ne cuoce la pelle e il fondo cristallino ne ferisce il corpo, si proteggono le narici con grossolani tamponi che deformano i loro visi. Un lavoro infernale!
Riuscii a scattare quest’unica foto ad un uomo appena emerso dalla laguna.

Cratere di El Sod – ETIOPIA, 2015

In un angolo remoto del Tibet occidentale, uno dei più elevati e desolati luoghi della Terra, si staglia nel cielo cristallino una maestosa piramide di roccia e ghiaccio: il Monte Kailash. Da più di mille anni, i pellegrini usano circumambulare la montagna seguendo un antico rituale di devozione che ancora oggi si mantiene inalterato. Lungo il sentiero, che supera tre passi oltre i 6000 metri di altitudine, gli innumerevoli fedeli si prostrano continuamente sul terreno accidentato in segno di penitenza. Stavo effettuando il pellegrinaggio quando vidi quest’uomo che sostava ai piedi del Kailash, aveva acceso un piccolo braciere e riscaldava l’immancabile tazza di the’.

Pellegrino in sosta al Monte Kailash – TIBET, 2000

Gli Apatani, animisti, adorano il sole e la luna, credono nelle presenze positive per ingraziarsi le quali fanno pubblici sacrifici. Si narra che un tempo le donne Apatani, molto belle, fossero rapite dalle vicine tribù Nishi; fu così che nei villaggi si decise di sfigurarle con tatuaggi poco attraenti e inserendo dischi di legno nei fori nasali. Tra le case di Hong incontrai questa coppia ancora perfettamente integrata nelle tradizioni locali, con un misto di curiosità e vanità mi concessero questa immagine.

Coppia Apatani – Arunachal Pradesh (INDIA), 2009

La slitta correva sul ghiaccio del pack mentre la temperatura toccava i -35°C, era difficile tenere in mano la macchina fotografica. Lo stridìo dei pattini sul ghiaccio, il respiro affannoso dei cani, le incitazioni antiche di un popolo cacciatore e talvolta il secco schioccare di una lunga frusta rompevano il silenzio che regnava nel fiordo. Il cacciatore Inuit avvolto nel suo “parka” di pelliccia di caribou si volse un attimo verso di me con il viso interamente ghiacciato. Con fatica alzai la fotocamera e scattai questa immagine.

Uomo Inuit – Terra di Baffin (CANADA), 1991



Il Museo resterà chiuso i giorni 

24, 25, 26 e 31 dicembre,

gennaio


Gli uffici del Parco
e lo Sportello Forestale
saranno aperti con i soliti orari feriali